In mezzo di essa terra è un monticello fortissimo e abitato; questo è uno paese abondante di molto maiz e bambace, e dicono che vi si cava dell'oro. Si trovarono in una sepoltura certi braccialetti d'argento buono.
Da questa terra di Tespano feci l'altra giornata in un monte disabitato chiamato Amec, per il piú tristo e malagevol camino che si sia mai visto in quelle contrade, donde traboccarono molti Indiani e cavalli, e cadevano certi pezzi di pietra che gli infrangevano, chiamate da loro golghe. Montammo poi una montagna molto aspera a piè. Da Amec venni a Teulincha, dove era già stato il riveditore, luogo posto in un monticello il piú forte che si sia visto ancora, per esser tutto di sasso tagliato all'intorno: e mostra esser cosa di molta grandezza, percioché per il piú v'erano edificii molto sontuosi, che ciascuno signor di quella provincia ve ne dovea aver uno per andarvi a fare i suoi sacrificii, e cosí dicono tutti gli abitatori d'esso che v'era un idolo d'oro grandissimo, il quale era stato fonduto e destrutto in altri tempi di guerra. I palazzi ed edificii erano di pietra intagliata molto buona, dove erano pezzi di dieciotto palmi, con statue di uomini grandi di pietra, dove si sacrificava, e molte altre cose simili a quelle di Messico, che i Messicani che erano nel campo dicevano che erano conformi alle loro. Erano i cortili de' palagi molto spaziosi e belli, con molte fontane d'acqua buona. Mi riferiva il riveditore, che v'era stato prima, che era un gentil luogo da vedere innanzi che gli Indiani nostri lo avessero brucciato, che non fu chi glielo potesse proibire, che fanno di queste simili insolenzie assai, ancora che si faccia di loro gran giustizia.
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