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      Questa fortuna ci fece perdere la nave di S. Tomaso, e per averla smarrita arrivammo al porto di Santa Croce, perché, mentre che eravamo cosí sbattuti dalla tempesta, il pilotto d'essa nave ci avea detto che la sentiva sdrucire e che di già vi entrava molta acqua e tanta che s'annegava, onde per rimediarla e per poter riunirci insieme in porto conosciuto, se per sorte la tempesta ci avesse separati, come ci separò, gli avevamo detto che si ritirasse al porto di S. Croce, dove avremmo dato rimedio al fatto loro e nostro.
      In questo luogo adunque arrivati tutti, vi dimorammo 5 dí e pigliammo acqua senza che mai comparisse questa nave nostra smarrita, onde il capitano prese risoluzione ch'avessimo da seguitar il nostro viaggio, e perciò demmo vela a' 12 di settembre, e navigando vedemmo lungo la costa di detto porto tre isole, delle quali il capitano non volse far conto, parendogli che in niuna d'esse potesse esser cosa buona: quest'isole non mostravano d'esser grandi, però ordinò a' maestri e pilotti che seguissero il cammino e non si perdesse tempo senza utilità. cosí navigando in due giornate e mezza arrivammo al fiume di S. Pietro e di S. Paolo, trovando prima che vi entrassimo una isoletta sopra esso fiume, distante 4 o 5 miglia da terra; nei lati di questo fiume si vedevano gentile e vaghe pianure grande, piene di molti alberi verdi e molto dilettevoli, e piú dentro in terra si vedeano altissime montagne piene di boschi e dilettevole molto a' risguardanti. Corremmo da questo fiume, navigando sempre la costa, fina a 15 leghe, nel qual cammino trovammo due altri fiumi, al parer nostro cosí grandi o maggiori del fiume di Siviglia.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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