Ci lasciarono certi bastoni molto ben lavorati, che era cosa bella da vedere, considerando come eran ben fatti, col manico e corda da lanciare.
Alli ventinove d'ottobre, che fu il mercoledí, noi demmo le vele a' venti per questo porto di Santa Croce, con vento scarso, e nel venir per il canale dette in secco la nave della Trinità in certe basse: e fu questo a mezzodí, che era il mar basso, e con tutti i remedii non la potemmo trar fuori, onde fummo costretti d'appuntarla e aspettar l'altra marea. E cosí, come poi cominciò a tornar il reflusso, cominciammo a far ogni opera per tirarla e mai potemmo, di che ricevemmo non poco affanno tutti insieme col capitano, perché ci pensammo di perderla quivi, né lasciammo d'affaticarci con ogni sforzo, operandoci duo battelli e il canape e l'argano. Al fine piacque a Dio che a mezzanotte, che finí d'empire la marea, con lo sforzo grande che facemmo per riaverla la tirammo fuor dell'arena, del che ringraziammo Iddio molto, e stemmo surti tutto quel che ci rimase della notte, aspettando che il giorno ci facesse il lume, per non dare in qualche altro inciampo con qualche altra disgrazia. E comparso il dí ci levammo con vento fresco e ripigliammo il nostro viaggio, drizzando la punta al mare spazioso, per veder se Iddio fosse servito di poterci far sapere quel che vi fosse; ma, o che alla sua gran bontà non piacque, o per i nostri peccati, stemmo dal porto fin all'uscir della punta otto giorni, che non vi potemmo rivoltare per i venti contrarii e pioggie, che furono assai grande, e fulgori e oscurità ogni notte: e crebbero i venti cosí furibondi e gagliardi, che ci faceano tremare tutti e chiamare Iddio in soccorso continuamente.
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