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      La notte ci levammo per andarcene a questa punta, per pigliar acqua, che ci mancava, e per vedere questo lagume, e fare andar qualche gente in terra, e doppo la mezzanotte ci sopragiunse una tramontana sí gagliarda che non ci potevamo restare, onde fummo costretti di ritirarci piú in alto mare, e per la medesima strada tornammo poi alla volta di terra, con non poca fatica, e venimmo a surgere assai piú adietro donde noi ci eravamo levati. E quivi ce ne stemmo dal mezzodí del giovedí con questa tramontana cosí aspra, e il venerdí sul mezzogiorno, nel tempo che piú pensavamo che dovesse mancare, cominciò a crescere di nuovo, di che sentimmo gran discontento, vedutoci il tempo cosí contrario, sempre con speranza che dovesse cessare e vedere che venisse qualche vento di terra, con che avessimo potuto pigliare la punta di terra per fare acqua dolce e chiarirci se a torno a quel lagume era gente alcuna.
      Quivi ci stemmo temporeggiando dalli XXVI del detto mese fino alli ventinove, intratenendoci per mare con l'aggirare a poco a poco, finché pigliammo il riparo di quelle montagne; e preso quel riparo, surgemmo alli XXIX del detto mese a mezza lega di quelle montagne selvose che avevamo vedute dentro in mare. In questo luogo ce ne stemmo la domenica a piacere, e Giovanni Castiglione, pilotto maggiore, uscí quel giorno con sette compagni col battello in terra, e smontarono vicino al mare, e in certa bassa trovarono quattro o cinque Indiani Chichimechi grandi di corpo, e si misero alla volta loro, i quali si ritirarono fuggendo a guisa di cervi spaventati.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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