Ci erano restate da empiere dodeci botti d'acqua e i barili fra tutte le navi, e il capitano voleva uscir per fargli empire, ma non glielo consentimmo, e perciò quel giorno fu lasciata questa impresa; ma ordinò che si mettessero in punto le balestre e duo archibusi assai buoni, e il giorno che seguitò del mercoledí, di buonissima ora, comandò a Giovan Castiglioni, pilotto maggiore, che uscisse con ciascuno battello e con tutti i soldati e marinari che si potesse, avendo ordinato il dí innanzi che la Trinità s'accostasse a terra quanto piú potesse, e apparecchiassero alcuni masti d'artiglieria, accioché, se gli Indiani fossero comparsi, gli impaurissero e gli facessero danno quanto potessero. Il mercoledí adunque uscimmo fuori tutti i soldati, eccetto i feriti, e alcuni marinai meglio in ordine che potemmo, e andammo a pigliar il primo colle dove noi ci eravamo fatti forti, stando tutti sopraviso, finché si prese l'acqua e che fummo chiamati, che giamai comparse Indo veruno. In questo modo ce ne imbarcammo a piacer nostro, almeno senza sospetto degli Indiani, quantunque il gran reflusso del mare ci desse un gran travaglio, perché ci investiva molte volte con assai acqua dentro le barche. Era questo il mercoledí, adí tre di decembre.
Il dí innanzi, non avendo noi a niun patto consentito che il capitano fosse uscito fuori, per esser cosí mal disposto, per finir di portar l'acqua, in altro non ci occupammo che in mettere all'ordine gli archibusi e balestre, e far dei verrettoni, che il giorno innanzi s'eran consumati; e per non perder tempo il capitano comandò a Giovan Castiglione, pilotto maggiore, che pigliasse un battello con alcuni marinari che piú li fosse parso al proposito e andasse a veder la bocca della laguna, per veder se era tonda nella entrata, in modo che ci fosser potute entrar le navi.
| |
Giovan Castiglioni Trinità Indiani Indo Indiani Giovan Castiglione
|