Egli, preso il battello della capitana con otto marinai e il nostro della Trinità, andarono a scandigliar l'entrata, e nel piú basso del banco di fuori trovaron tre braccia di fondo, e piú innanzi quattro e piú oltre cinque, crescendo sempre fino a dieci o dodeci, quando eran cosí innanzi le due punte del detto lagume, che era di larghezza d'una punta all'altra una lega, e tutto era piacevolissimo fondo. Doppo s'accostarono alla punta di sirocco, e quivi viddero una zattera grande, la quale volsero pigliare per portarla alle navi. Stando in questo viddero non so quante capanne, onde il pilotto determinò d'andarle a vedere, ed essendogli già vicino viddero tre altre zattere con tre Indiani dentro, lontane dalle capanne qualche una tirata o due di balestra, e saltò in terra con quattro compagni marinari. E stando a guardare quelle capanne, viddero uscir d'un monticello molti Indiani da guerra con i loro archi e frezze, onde si determinaron di ritornare ad imbarcarsi e ritornarsene alle navi; e non erano appena appartatosi dalla costa del mare un tiro di pietra, quando sopragiunsero gl'Indiani a tirargli delle frezze, e per esser disarmati non si curaron di loro, non essendo iti ad altro effetto che per scandigliare quella bocca ed entrata di quel lagume.
Giovedí, alli quattro del mese di decembre, facemmo vela con un venticello fresco e navigammo qualche otto o dieci leghe, e giungemmo a certe bocche, che a tutti ci parsero che dovessino esser isole, e noi entrammo per una d'esse e ci ritrovammo dentro uno porto chiamato di Santo Abate, tutto serrato e circondato dalla terra, che era una delle belle cose che si potesse vedere: e all'intorno d'essa, massimamente da due bande, era terra verde e di bella veduta.
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