Questo giorno la nave Trinità scoperse una villa e ridotto di Indiani e acqua, perché la domenica di notte l'avevamo nuovamente smarrita, e non la vedemmo fino al martedí, che stava surta vicino a terra e presso a queste capanne d'Indiani; e incontanente che la vedemmo ce n'andammo a trovarla, né l'avevamo anco arrivata quando scoprimmo tre canove d'Indiani che si venivano accostando alla detta nave Trinità, tanto che toccava quasi l'orlo d'essa, e gli donarono del pesce, e i nostri all'incontro donarono loro robba di baratto, e parlato che ebbero con loro se ne tornarono a terra gli Indiani. In questo ad un tempo giungemmo noi colla nave capitana e surgemmo presso d'essa, e tutti ci salutarono, dicendo che gli Indiani gli erano stati vicini e quel che avean fatto con esso loro, di che prese il capitano e noi altri gran piacere; ci dissero poi che avevano trovato acqua dolce, che ci fecero accrescere l'allegrezza grande, percioché ne avevamo gran bisogno, che nell'altro luogo degli Indiani ne avevamo potuto avere se non poca. Cosí stando, vedemmo che uscí una canova in mare con tre Indiani dalle lor capanne, e se n'andarono ad un luogo da pescare fra certa grande erba e alta che nasceva in questo mare fra certi scogli, che la maggior parte d'essa è in quindeci o in venti braccia di fondo, e con molta prestezza presero sette o otto pesci, e con essi se ne tornarono alla Trinità e glielo dierono, ed essi in contracambio donarono a loro alcune cosette di baratto. Quivi doppo se ne stavano gli Indiani alla poppa della nave guardandola piú di tre ore, e pigliati i remi del battello si provavano a vogare, di che pigliavano gran piacere, e noi che eravamo nella capitana in tanto non facevamo motto né movimento alcuno, accioché piú s'assicurassero e non fuggissero, anzi vedessero che noi non gli volevamo far male alcuno e che eravamo buone genti.
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