Pagina (707/1486)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      E levandone una, che era molto maggiore dell'altra, essendo cosí alterato il mare, forzò il cabestrante con le genti che non lo poteron tenere, e percosse in modo un moro del capitano che lo gettò in terra disteso, e similmente un marinaro, e percosse col focone uno dei legni, che lo gettò atraversato in mare. Pur con tutti questi travagli ci levammo e ponemmo a navigare, e con tutto che avessimo nel mare gran fortuna, non però la stimammo niente, rispetto al contento che avemmo di vederci liberati da quel pericolo di dare a traverso con le navi in quella costa, essendo massimamente su la mezzanotte, nel qual tempo niuno sarebbe scampato se non per mero miracolo di Dio.
      Andammo per il mare giovedí e venerdí fino a che venne giorno, che fu ai quattordeci di febraio, e i colpi dell'onde ogni volta ci bagnavano sopra la coperta. Alla fine il sabbato, nel far del giorno, non potemmo trovare rimedio veruno ai venti contrarii, ancora che il capitano si ostinasse molto a voler tenersi al mare, non ostante che fusse turbato, per non avere di nuovo a dare indietro. Ma non vi valse diligenza né rimedio alcuno, perché i venti erano cosí grandi e cosí contrarii che non potevano essere maggiori, e il mare s'andava di continuo piú inalzando e insuperbendo, e tanto che avemmo paura grande di annegar tutti; onde parve ai pilotti che fusse ben fatto di dover ritornare all'isola dei Cedri, dove già tre o quattro altre volte eravamo arrivati per questi medesimi venti contrarii, perché avevamo questa isola per nostro padre e madre, ancora che d'essa non cavassimo beneficio alcuno, se non questo di ridurci in essa in queste necessità e provederci d'acqua e d'alcuno picciol pesce.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





Dio Cedri