Il martedí che fu alli X di marzo, poteva esser mezzanotte o poco piú, essendo surti nella medesima isola con questo affanno, venne uno empito di maestrale, e alla nave capitana s'allungò il canape e alla Trinità si roppe il suo, e piú si saria perduto se Iddio per sua misericordia non ci avesse proveduto, con la diligenza che usarono i pilotti in dar le vele dei trinchetti e la mezzana, con che uscirono in mare, e sursero con un'altra ancora fino al giorno, che venuto, andò la gente di tutte dua le navi per trovare con le barche l'ancora fino al mezzodí; la quale si trovò al fine e si riebbe, non senza gran travaglio e gran diligenza che si usò in tastarla, che fino al mezzodí durò il cercarla, e nel voler riaverla ci vedemmo in molto affanno. Dopo procurammo di acconciare le sarti e tutte le cose necessarie per navigare, accioché, se Iddio fosse servito, fossimo in viaggio, per non dimorare sempre in quel luogo come persi e disperati. In questo modo il mercoledí doppo il disnare di due o tre ore demmo le vele ad un poco di siroco, che avemmo favorevole per il nostro cammino, assai scarso, e con non picciola paura dei pilotti e di tutti noi altri che ci avesse a durar poco. Cominciammo adunque a camminare, ancora che innanzi gli occhi ci paresse di veder che allo spontare dell'isola avremmo trovato vento contrario di tramontana e maestro. Questo giorno, già che cominciava a farsi notte, le navi andavano discoprendo la punta di questa isola dei Cedri, quando cominciammo a sentire questi venti contrarii e ad insuperbirsi il mare, che era cosa di gran terrore a vederlo; e quanto piú passavamo innanzi, piú rinfrescavano i venti, in modo che ci posero in gran necessità, andando sempre con le corde della vela maggiore e del trinchetto nelle mani, all'erta e con molta diligenza, levando le aggiunte di tutte le vele per assicurarle piú, perché il vento non le potesse molto caricare.
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Trinità Iddio Iddio Cedri
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