Con questa determinazione adunque andammo sotto una punta di questa isola, per esser luogo atto per dar carena alla nave, e nel pigliar quella punta ci consumammo il mercoledí e giovedí fino al venere a mezzogiorno, e ancora non la spuntammo bene fino alla domenica di Pasqua sul mezzodí. Quivi surgemmo molto vicini a terra, e in una valle trovammo una gentilissima acqua dolce, della quale facemmo gran festa, e ce ne stemmo fermi tutte le feste di Pasqua per metter mano a risarcir la nave Trinità, e doppo se gli diè principio per duoi maestri molto sofficienti spalmatori, l'uno de' quali fu Giovanni Castigliano, pilotto maggiore, e l'altro Peruccio di Bermes, che la finirono in cinque giorni cosí bene che fu una maraviglia, perché in niun lato si potea imaginare che vi dovesse entrar gocciola d'acqua. E dopo si vennero risarcendo l'altre nave, dal sabbato fino al lunedí; nel qual tempo si confessarono tutti quei che restavano a confessarsi e si communicarono, e per ordine dei confessori fu risoluto che si rendessero tutte quelle pelli di lupi marini che erano state tolte agl'Indiani, e il capitano diede assunto a Francesco Preciato che dovesse tutte restituirle, incaricandogli nella propria conscienzia: in questo modo si raccolsero e si dierono in mano di quei padri, che le avessero in custodia finché ritornassero al luogo di restituirle.
In questa maniera il lunedí innanzi il mezzogiorno ci licenziammo dal capitano Francesco di Ulloa e con la gente che restò seco, con non poche lagrime di quei che restarono, e pigliammo per capitano nella nave S. Agata mastro Giovanni, pilotto maggiore, cosí della nave come di noi, e facemmo vela questo dí 5 d'aprile, conducendo il nostro battello ligato alla poppa, fino al giunger al paro delle capanne dove furono tolte le pelle de' lupi marini.
| |
Pasqua Pasqua Trinità Giovanni Castigliano Peruccio Bermes Indiani Francesco Preciato Francesco Ulloa S. Agata Giovanni
|