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      In questo popolo di Petatlan riposai tre giorni, perché il mio compagno fra Onorato s'ammalò di sorte ch'io fui astretto a lasciarlo lí, e secondo la detta instruzione seguitai il mio cammino per dove mi guidava il Spirito Santo, senza alcuno mio merito, e venendo meco il detto Stefano Dorantes negro e alcuni degl'Indiani liberati, e molte genti del paese facendomi in tutte le parti ch'io arrivavo grandi ricevimenti e allegrezze e frascate d'arbori, dandomi da mangiar di quel che avevano, ancor che fusse poco, perché dicevano che erano tre anni che non vi aveva piovuto, e perché gl'Indiani di quel paese avevano piú atteso a nascondersi che a seminare, per paura de' cristiani della villa di San Michiel, che fino lí solevano trascorrere facendoli guerra e menandoli schiavi.
      In tutto questo cammino, che possono essere da venticinque in trenta leghe da quella parte di Petatlan, non vidi cosa degna da notare, eccetto che mi vennero a trovar alcuni Indiani dall'isola dove andò Fernando Cortese, marchese di Vales, dalli quali mi certificai come la era isola e non (come alcuni vogliono dire) esser terra ferma: passavano sopra alcune zattare, e dalla terra ferma all'isola v'è il spazio di mezza lega di mare, poco piú o meno. Similmente mi vennero a vedere alcuni Indiani d'un'altra isola maggior di questa, la qual è posta piú avanti, dalli quali ebbi relazione esservi altre 30 isole piccole, abitate da gente e povere di vettovaglia, eccetto due che tengono del maiz. Questi Indiani avevano intorno al collo molte cappe grandi, madre di perle.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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