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      Passati li tre giorni si misero insieme molti per venire meco, delli quali presi fino a trenta delli principali, molto ben vestiti e con quelli collari di turchese, che alcuni di loro tenevano cinque o sei volte, e con questi la gente necessaria che portasse il vivere per loro e per me, e mi posi in camino, ed entrai nel deserto a' nove di maggio, e cosí andammo il primo dí per un camino molto largo e usato. Arrivammo a desinare appresso un'acqua, dove gl'Indiani mi avevano apparecchiato, e a dormire appresso un'altra acqua, dove trovai una casa che aveano compita di fare per me, e un'altra stava fatta, dove dormí Stefano quando egli passò, e molte capanne vecchie, molti segnali di fuoco della gente che andava a Cevola per questo camino. E con questo medesimo ordine caminai dodeci dí, sempre ben proveduto del vivere, di salvaticine, lepri e pernici, del medesimo colore e sapore che sono quelle di Spagna, ancorché non siano cosí grandi, perché sono un poco minori.
      Quivi arrivò un Indiano, figliuolo d'un principale di quelli che venivano meco, il qual era andato in compagnia di Stefano, qual veniva tutto spaventato, avendo tutto il viso e il corpo coperto di sudore, e mostrava grandissima tristezza nella persona. E mi disse che, una giornata avanti che Stefano arrivasse a Cevola, mandò il suo gran cappel di zucca con suoi messi, come sempre costumava di mandare avanti, accioché sapessero come lui veniva, il qual zuccon avea una filza di sonagli e due penne, una bianca e l'altra di color, che è in segnal di dimandar sicurtà e mostrar che non si vien per far danno; e come arrivorono a Cevola, avanti la persona che 'l signor tien lí posto per capo, li dettero il detto zuccon: lui lo prese nelle mani e, visti li sonagli, con gran'ira e noia trasse il zuccon per terra, e disse alli messi che subito si partissero via, perché conosceva che gente era quella, e che li dicessero che non dovessero entrar nella città, perché facendo altramente tutti gli ammazzeria.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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