E cosí ritornai con molto piú paura che vettovaglia, e andai fino ch'io trovai la gente che era adietro restata, con la maggior pressa ch'io potette; alli quali arrivai in due giornate di cammino, e con loro venni fino a passar il diserto, dove non mi fu fatto tante carezze come per avanti, perché cosí gli uomini come le donne facevano gran pianto per le persone che gli erano state ammazzate in Cevola. E con paura mi espedí dalla gente di quella valle, e camminai il primo dí 10 leghe, e cosí andai a otto e 10 leghe senza tenermi fino al passare il secondo luogo disabitato ritornando: e ancor ch'io avessi paura, determinai d'arrivare alla campagna della qual disopra dico che avevo relazione, dove s'abbassarno le montagne, e in quel luogo intesi che quella campagna è abitata per molte giornate verso levante. Non ardivo entrare in quella, parendomi che, se avevo da venire ad abitare questa altra terra delle sette città e regni ch'io dico, allora si potria meglio vedere, senza metter a pericolo la mia persona e lasciar per questo di dar relazione delle cose vedute: solamente viddi dalla bocca della campagna sette villaggi ragionevoli, alquanto lontani, in una valle di sotto molto fresca e di molto buona terra, onde uscivano molti fiumi. Ebbe informazione che in quella era molto oro, e che gli abitatori l'adoperano in vasi e palettine, con le quali si radono e levano via il sudore; e che sono gente che non consentono che quelli d'altra parte della campagna contrattino con loro, e non mi seppero dir la causa.
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Cevola
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