E perché io mando a V.S. dipinto questo viaggio, non le dirò in ciò altro per questa mia.
Trenta leghe prima che s'arrivasse al luogo che il padre provinciale nella sua relazione cosí ben diceva, mandai Melchior Diaz con quindeci da cavallo innanzi, ordinandogli che facesse di due giornate una, accioché avesse esaminato il tutto quando io giongesse. Il quale camminò quattro giorni per certe montagne asprissime, e non trovò quivi né da vivere, né gente, né informazione d'alcuna cosa, eccetto che trovò due o tre povere villette di venti o trenta capanne l'una, e dagli abitatori d'essa seppe che da lí avanti non si trovava se non asprissime montagne, che continovavano, disabitate da tutte le genti: e perché era cosa perduta, non volse di qui mandar di ciò messo a V.S. Diedi dispiacere a tutti i compagni che una cosa tanto lodata, e di che il padre aveva detto tante cose, si fosse trovato tanto al contrario, e si fece giudicio che il rimanente fosse tutto di quella sorte; e veduto io questo, procurai di rallegrargli al meglio che io potei, dicendogli che V.S. sempre ebbe opinione che questo viaggio fosse una cosa gettata via, e che dovessimo metter il nostro pensiero in quelle sette città e l'altre provincie di che avevamo notizia, che quivi sarebbe il fine della nostra impresa. E con questa resoluzione e disegno tutti camminammo con allegrezza per molto mal cammino, che non si poteva passar senza o farne uno o rindrizzare quel sentiero che v'era, di che non eran poco afflitti i soldati, veduto che tutto quel che aveva detto il frate si trovava al roverscio, perché fra l'altre cose che il padre diceva e affermava era che il cammino fosse piano e buono, e che non ci era se non una picciola costa di mezza lega.
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Melchior Diaz
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