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      Da questo luogo feci andar innanzi a me una giornata il mastro di campo don Garzia Lopez di Cardena con quindeci cavalli, perché discoprissero il paese e perché ridrizzasser il cammino, al quale si è affaticato da quel uomo che egli è, e conforme alla confidanza che Vostra Signoria aveva nella sua persona. So che non gli mancò da fare perché, come gli ho detto, il cammino è tristissimo, almeno le trenta leghe e piú, per esser montagne inaccessibili; ma passate queste trenta leghe, trovammo fiumi freschi e dell'erba come quella di Castiglia, e specialmente d'una sorte che noi chiamiamo scaramoio, molti alberi di noce e di mori, ma le noci sono differenti da quelle della Spagna nella foglia, e vi era lino massimamente alla riva d'una fiumana, e perciò si chiama il fiume del Lino. Non si trovò quasi niuno Indiano fino a una giornata; di quivi poi uscirono quattro Indiani in atto di pace, dicendo che eran stati mandati fino a quel luogo deserto a dir che noi fossimo i ben venuti, che l'altro giorno saria uscita alla strada tutta la gente con vettovaglia. E il mastro di campo diede loro una croce, dicendogli dovesser dire a quei della lor città che non dovesser temere, e che dovesser pur lasciar che la gente se ne stesse nelle proprie case, perché io venivo solamente in nome di sua Maestà per difendergli e aitargli; e ciò fatto ritornò Ferrando Alvarado a dirmi che erano venuti certi Indiani in atto di pace, e che duoi d'essi mi aspettavano col mastro di campo, onde io andai a loro e gli donai dei paternostri e certi mantelli, dicendogli che ritornassero alla città e dicessero che dovessero star tutti cheti nelle lor case e che non dovessero temere.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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