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      E ciò fatto ordinai al mastro di campo che andasse a veder se vi fosse qualche mal passo che gli Indiani avesser potuto difendere, che lo pigliasse e difendesse fino all'altro dí, che io vi sarei giunto: e cosí andò e trovò nella strada un passo ben cattivo, dove avremmo potuto ricever gran male, onde quivi si pose egli con la gente che conduceva. E quella medesima notte vennero gl'Indiani a pigliar quel passo per difenderlo, e, trovatolo preso, assaltarono i nostri quivi e, secondo che mi dicono, gli assaltaron da uomini valorosi, ancora che alla fine ritornassero adietro fuggendo, perché il mastro di campo vegghiava ed era all'ordine con i suoi: toccarono una trombettina gl'Indiani in segno di raccolta, e non fecero alcuno danno negli Spagnuoli. La notte medesima mi diede di ciò aviso il mastro di campo, onde il dí seguente col miglior ordine che potei parti', con tanto mancamento di vettovaglia che pensai che, dovendo aspettar piú un giorno, saremmo morti di fame tutti, massimamente gl'Indiani, perché fra tutti noi non avevamo due mine di maiz, onde mi convenne spinger oltra senza tardare. Gl'Indiani a passo per passo facevano i lor fumi, e gli era da lungi risposto con tanto concerto quanto avessimo saputo far noi, accioché si fosse dato aviso come noi andavamo e dove eravamo giunti.
      Subito che io arrivai a vista di questa città, mandai don Garzia Lopez, mastro di campo, frate Daniello e frate Luigi e Ferrando Vermizzo alquanto innanzi con alcuna gente da cavallo, perché ritrovassero gl'Indiani e gli dicessero che la venuta nostra non era per far lor danno, ma per difendergli in nome dell'imperatore signor nostro il ricercamento, in forma come sua Maestà comanda per instruzione, il che si diede ad intender per interprete ai naturali di quel paese; ma essi lo stimaron poco, come gente superba, perché pareva lor che noi fossimo pochi e che non avrebbono avuto difficultà d'ucciderci, e feriron fra Luigi d'una frezza nell'abito, che piacque a Dio che non li fece male.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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