Gli domandai che mi dicesse che facevano di quegli uomini che uccidevan in battaglia; risposemi che ad alcuni cavavano il cuore e se lo mangiavano e altri brucciavano, e soggiunse che se non fosse stato per la mia giunta in quel luogo, che già essi sarebbono in guerra: e perché io gli comandavo che non la dovessero fare e lasciassero l'armi, però, fin tanto che io non dicesse loro che le repigliassero, non si sariano mossi a guerreggiare con altri, e che fra loro diceano che, poi ch'io ero venuto a loro, aveano rimossa la volontà di far guerra e aveano animo buono di seguire la pace. Si lamentò d'alcuni che restavano adietro in una montagna, che faceano loro gran guerra e uccideano molti di loro; gli risposi che da lí avanti non dovesser piú temere, perché io gli avevo comandato che stessero in pace, e che quando non l'avesser fatto li castigaria e ammazzeria. Mi rispose in qual modo, essendo noi sí pochi ed essi in tanto numero, li potria uccidere. E percioché era oggimai tardi, e già vedevo che riceveva molestia di stare piú meco, lo lasciai uscire fuori e ne lo mandai molto contento.
Da Naguachato e altri principali di quelli Indiani ricevono molte vettovaglie; oprano che piantino nelle loro terre la croce e insegnagli ad adorarla. Hanno relazione di molti popoli, di loro diversi linguaggi e de' costumi circa il matrimonio, come puniscono l'adulterio, delle opinioni che hanno de' morti e delle infermità che patiscono.
L'altro giorno di buon'ora venne il principal loro, detto Naguachato, e dissemi che io uscisse in terra, perché avea gran vettovaglia da darmi: e percioché mi vedevo in parte sicura, lo feci senza indugio.
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