Seguendo poi il mio cammino incontrai un'altra moltitudine di gente, co' quali venne il medesimo vecchio che intendeva l'interprete mio, e veduto il signor loro che mi mostrava, lo pregai che se ne volessi venire con meco nella barca: il che egli fece di buona voglia. E cosí me n'andavo per il fiume sempre montando, e il vecchio mi veniva mostrando quali erano i signori, e io parlavo loro sempre con grande affezione, e tutti mostravano d'aver grande allegrezza e dicevano molto bene della mia venuta. La notte mi ritiravo nel largo del fiume, e domandavogli di molte cose di quel paese, e trovai in lui cosí buona voglia e disposizione nel dirmele, come in me desiderio di voler saperle. Gli domandai di Cevola, e mi disse che egli v'era stato e che era una nobil cosa, e il signor d'essa era molto ubbidito, e che v'erano altri signori all'intorno co' quali egli aveva continua guerra. Gli domandai se avevano argento e oro, ed egli, veduti certi sonagli, disse che n'aveva del color di quelli; volsi intendere se lo facevano lí, e mi rispose di no, ma che lo portavano d'una montagna dove stava una vecchia. Gli domandai se aveva notizia d'un fiume che si chiamava Totonteac; mi rispose che no, ma sí ben d'un altro fiume grandissimo, dove si trovavano lagartos sí grandi che di loro cuoi si facevano rotelle; e che adorano il sole, né piú né meno come gli altri passati, e quando gli offeriscono dei frutti della terra li dicono: "Piglia, poiché tu ce gli hai generati"; e che l'amavano molto perché gli scaldava, e che quando non usciva sentivano freddo.
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Cevola Totonteac
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