Quivi lo feci sedere a mangiare di alcune conserve di zucchero che io portavo, e disse all'interprete che lo ringraziasse in mio nome del favor che mi aveva fatto in venire a vedermi, raccomandandogli l'adorazione della croce e tutto il rimanente ch'io avevo raccomandato agli altri, cioč che vivessero in pace e lasciassero le guerre, e che fossero fra loro buoni amici sempre. Egli rispose ch'era gran tempo che fra loro continuava la guerra con vicini, ma che da lí avanti egli comanderia che fosse dato da mangiare a tutti quei che passassero per il suo regno, e che non gli facessero male alcuno; e che, se pur qualche popolo venisse a farli guerra, egli gli diria come io avevo comandato che si vivesse in pace, e che se non la volessero il se difenderia, e che mi prometteva che giamai non andrebbe a cercar guerra, s'altri non venissero a dargliela. Quivi io gli donai alcune cosette, cosí delle semenze che io portavo come delle galline di Castiglia, di che ricevette grandissimo contento. E partendo menai con esso meco alcuni de' suoi per contraere amicizia fra loro e quegli altri popoli che erano di sopra, e quivi venne a me l'interprete per ritornarsene a casa sua, e io gli donai alcuni doni, con che si partí molto contento.
Il giorno seguente giunsi a Coano, e molti non mi conobbero, vedendomi con altri panni vestito, ma il vecchio che quivi era, incontanente che mi riconobbe, si gettň nell'acqua dicendomi: "Signore, ecco con esso meco l'uomo che mi lasciasti"; il quale comparse quivi allegro e molto contento, dicendomi le gran carezze che gli avean fatto quella gente, dicendo che combattevano insieme ciascuno in volerlo menar a casa sua, e che era cosa incredibile il pensiero che avevano, nello apparire del sole, di giunger le mani e inginocchiarsi innanzi la croce.
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Castiglia Coano
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