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      E venuta l'ora tarda, chiamai il vecchio che venisse a dormire alla barca; mi rispose di non voler venire, perché io lo stancheria interrogandolo di tante cose. Io gli risposi che non gli averei domandato altro se non che in una carta mi notasse ciò che egli sapeva di quel fiume, e di che esser era la gente che abitavano su le rive di esso da tutti i lati, il che egli fece volentieri; e doppo mi disse ch'io gli dipingessi il mio paese in quel modo che egli mi aveva dipinto il suo, e per contentarlo gli feci far una pittura d'alcune cose. E il giorno che venne poi entrai in certe montagne molto alte, fra le quali caminava quel fiume molto stretto, e le barche vi passarono faticosamente, per non aver chi tirasse l'alzana. Quivi mi vennero a dir alcuni Indiani che ci erano gente di Cumana, e fra gli altri v'era un incantatore, che domandava per qual luogo noi averiamo da passare: e dicendoli che per il fiume, andava ponendo dall'una e l'altra riva del fiume certe canne, fra le quali noi passammo senza ricever danno alcuno, che pensavano essi di farci. Cosí caminando giunsi alla casa del vecchio che veniva con meco, e quivi feci porre una croce molto alta, e in essa feci metter lettere come io v'ero arrivato: e ciò feci perché, se per caso fosse quivi capitata gente alcuna del generale, potesse aver notizia di me.
      Veduto finalmente poi che non potevo venir a cognizione di quel che io desideravo di sapere, determinai di ritornarmene alle navi, ed essendo in punto di partire, sopragiunsero quivi due Indiani, che per interpretatori del vecchio mi dissero che essi venivano per ordine mio, che erano di Cumana, e che il signor per esser da quel luogo lontano molto non potea venire, però ch'io gli dicesse quel che volevo.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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