Il governator lasciò quel buon cammino fatto con gli argini sopradetti e prese altro cammino, che non era tanto buono, e arrivando a piè della montagna fece la sua retroguarda, e lasciò con quella un capitan chiamato Salcedo, perché è uomo di buona guardia e ardito nella guerra, e lui si partí con altri capitani e gente piú espedita, raccomandandosi a Dio. E incominciò a montar su per la montagna, ch'era molto alta, e nel montar trovò una forte terra murata, la qual passata, al far della notte arrivò ad un luogo una lega di là da quella fortezza, dove eran case fatte di calcina e pietre per alloggiar il signor di quella terra: e la retroguarda arrivò la sera alla fortezza. Il seguente giorno restava una montagna molto alta ch'era sopra quel luogo, e il cammino era per quella; partimmoci avanti al levar del sole, accioché gli Indiani non c'impedissero la strada, dove era un passo molto cattivo, al qual fu ordinato che fussero tutti li capitani con le sue genti. Dapoi che avemmo montato, ebbe il signor governator molto piacere, perché pensava che gl'Indiani l'avessino preso, come l'Indiano che tormentammo col fuoco ci aveva detto: e quivi aspettò il governator la retroguardia, accioché andassimo tutti uniti, parendoci aver montato il piú alto della montagna fredda, e subito la retroguardia arrivò. In quella notte vennero duoi Indiani con dieci overo dodeci pecore, per comandamento d'Atabalipa, e quelle detteno al governatore, il qual li dette molte cose e li rimandò. In quella montagna dimorammo cinque giorni, dipoi partimmo alla volta del campo d'Atabalipa, e un giorno avanti che arrivassimo al campo, venne da sua parte un messo e portò un presente di molte pecore cotte e pan di maiz e vasi con vino detto chicha.
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