Come Atabalipa mosse il suo campo contra il governatore, e in che modo fusse ordinato l'uno e l'altro campo, e come s'appiccò la battaglia, nella qual furono rotti e posti in fuga gl'Indiani e preso il signore.
Alloggiata quella notte la gente, non fu picciolo né grande, a piedi né a cavallo, che tutta quella notte non andassino con le sue arme facendo le guardie, e similmente il buon vecchio del governatore, qual andava facendo animo alla gente, che in quel giorno tutti fussero valenti. L'altro giorno da mattina non faceva altro che andare e venire messi al campo di Atabalipa, qual una volta diceva di voler venire con le armi, altra volta di venir senza quelle. Il governatore gli mandò a dir che venisse come volesse, che gli uomini parevano buoni con le sue armi. All'ora di mezzogiorno si cominciò a partire con il suo campo, con tanta gente che tutti i campi erano pieni; e tutti questi Indiani portavano una diadema grande di oro e d'argento, come una corona, in testa, e venivano tutti vestiti con gli suoi vestimenti. All'ora di vespro erano arrivati tutti alla città, alla porta della quale era fermo il cacique, e ivi stette aspettando le sue genti accioché tutti intrassero uniti; il quale, quando tutti furono arrivati, fatta la sua ordinanza, mosse con tutta la sua gente per andar avanti in questo modo. Avanti andavano quattrocento Indiani vestiti tutti ad una livrea, li quali niente altro facevano che nettare la strada, levando via tutte le pietre o paglia che trovavano per il cammino donde doveva passar il signor, portato in lettica; e sotto quelle veste a livrea portavano certe mazocchie secretamente, con giubboni forti, con frombe e pietre fatte a posta per quelle.
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