Dopo questi venivan tre squadre vestiti ad un'altra livrea, li quali andavano cantando e ballando; questi seguitava altra gente armata e con diademe d'oro e d'argento in testa: fra questi era il gran cacique Atabalipa, vestito d'una veste di lana finissima, che pareva di chermisí, con oro tirato over battuto benissimo tessuto. La lettica sopra la quale era portato era molto alta e maravigliosa, perché era foderata di penne di pappagallo di diversi colori e ornata di pietre preciose tutte legate in oro e argento, portata da Indiani vestiti di penne di pappagallo di diversi colori; dietro alla quale venivan due altre ricchissime, nelle quali eran altri personaggi principali appresso il signore, benché avesse qualche sospetto lui e tutta la sua gente. Il signor governator li mandò subito un uomo, pregandolo che venisse dove lui stava, dandoli sicurtà che non riceverebbe alcun danno né dispiacere: per tanto che ben poteva venir senza paura, ancor che 'l cacique non mostrasse averne.
Il governator avea alloggiate le sue genti in case molto grandi, che era lunga ciascuna di quelle piú di dugento passi, e uniti in una di queste case stava il signor Hernando Pizarro con quatordeci o quindeci a cavallo, nell'altra stava il signor Hernando di Soto con altri quindeci o sedeci a cavallo, similmente stava Belcazar con altretanti, poco piú o manco; nell'altra stava il signor governator con duoi o tre a cavallo e con venti o venticinque uomini a piedi; e tutta l'altra gente stava alla guardia delle porte d'una fortezza molto forte, che alcun non intrasse dentro, la qual era in mezo la piazza: e in quella Pietro di Candia, capitano per sua Maestà, con otto o nove schiopetti e quattro pezzi piccioli d'artiglieria che guardavan quella fortezza, qual tenevan per comandamento del governatore, il quale avea loro comandato che se fino a dieci indiani intrassero in quella, che gli lasciasse intrare, ma piú no.
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