L'altro giorno da mattina uscirono tutti li cristiani al campo con molto ordine, e trovorono molti squadroni d'Indiani: il primo di tutti portava in mano una croce, per gran paura che avevano. E si ragunò assai oro, che era in alcuni padiglioni e sparso per li campi, e similmente molti panni: questo medesimo ragunorno li negri e Indiani da servizio, perché gli altri stavano in ordinanza guardando le sue persone. E accumulò cinquantamila pesi d'oro, che val ciascun peso un ducato largo e duoi carlini, e settemila marche d'argento, e molti smeraldi; di che il cacique mostrava esser contento, e disse al governatore che questi ori erano della sua credenziera per la sua tavola, che ben sapeva quel che andavano cercando. Il governator rispose che dalla gente di guerra non si cercava altro che oro, per sé e per il suo signor imperadore. Il cacique disse che lui gli daria tanto oro quanto staria in una stanza da parte che ivi era, fino un segno bianco che v'era, tanto alto che un uomo ben grande non v'arrivava ad un palmo appresso: ed era di 25 piè di lunghezza e quindeci di larghezza. Allora gli dimandò il governatore quanto argento gli daria. Il cacique rispose che condurria diecimila Indiani, che fariano un serraglio in mezzo della piazza, e che lo impieria tutto di vasi d'argento, cioè olle, pignatte, secchi e altri vasi: e questo li daria accioché lo rimettesse in sua libertà. Il governator gli promesse, ma con questo, che non facesse alcun tradimento a' cristiani, e li dimandò in quanti giorni faria portar quell'oro che diceva; al quale rispose che in quaranta dí seguenti si porteria, e perché la quantità era molta, che manderia ad una provincia chiamata Chinca, e da quella faria portar l'argento che aveva comandato.
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