Dove, tolti li rinfrescamenti necessarii per venir alla volta di Spagna, voltammo le prore verso levante, tenendole sempre tra greco e levante, e navigammo da cinquantadui giorni, e facemmo 1350 leghe fino alli liti di Spagna, dove è San Luca di Barameda in sul fiume di Guadachibir, secondo la ragione che facevano li pilotti nostri, ancorché io penso che fussero molte piú: e avemmo buonissimo tempo, e arrivammo alla città di Sibilia, dove tutte le navi sogliono discaricare le robbe che portano dall'Indie. In questo viaggio dall'isola Spagnuola non toccammo se non l'isole delle Canarie, ancorché alcuni tocchino l'isole degli Azori, e come fummo allontanati da terra cinquecento in seicento miglia, trovammo il mar basso, né dubitammo piú di fortuna, perché i venti non fanno fortuna se non appresso terra, cioè appresso l'isola Spagnuola over appresso i liti di Spagna, dove il mar è profondissimo; e navigammo gran parte con l'instrumento del quadrante, con il sole, finché, appressandoci al nostro abitabile, cominciammo a reggerci con la tramontana. Questa navigazione è molto sicura, per infiniti pilotti che sono pratichi di quella. Arrivammo in Sibilia alli quindeci giorni di gennaio 1534, dove furono discaricati tutti gli ori e argenti, con grandissima ammirazione di tutta la città e d'infiniti mercatanti fiorentini, genovesi e veniziani, li quali tutti corsono a veder tal cosa: e dipoi, avendone scritto per il mondo, io non ne dirò altro, salvo che tutti noi con la parte delli nostri ori partimmo e andammo a casa nostra, dove fummo ricevuti con quella allegrezza che ognun si può pensare.
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