Il giorno seguente il governatore divise in squadre le genti sue e mandò a cercar per l'isola gli nemici e a fare lor guerra, la quale si fece venti giorni continui, e ne restarono gl'Indiani ben castigati. E a dieci principali di loro, che furono col cacique presi, fece il governatore mozzare il capo, perché costui confessò che essi gli avevano consigliato quel tradimento, e che non aveva potuto loro impedirlo e vietarlo; e alcuni altri fece brucciare.
Pongono in libertà il cacique per pacificare l'isola di San Giacomo; passano nella città di Tumbez, la ritrovarono ribellata, e con poca guerra di nuovo la conquistano.
Per questa ribellione e tradimento ordinato si fece agl'Indiani dell'isola di S. Giacomo la guerra, finché tanto astretti e oppressi si ritrovarono che abbandonarono l'isola e se ne passarono in terra ferma; ma perché l'isola era cosí copiosa e ricca, accioché non si distruggesse del tutto, il governatore pose in libertà il cacique, perché riunisse e raccogliesse la gente che andava dispersa, e si ritornasse l'isola a popolare. Il cacique, per l'onore che gli era stato fatto nella sua presura, fu molto contento di fare quanto il governatore voleva, e di volere indi avanti servire a sua Maestà. Ma perché in quella isola non si potea far frutto, si partí il Pizarro con alcuni Spagnuoli e cavalli, che in tre navi che ivi erano poterono andare, per essere alla città di Tumbez, che allora in pace si ritrovava, lasciando nell'isola un capitano con l'altra gente, finché vi ritornassero le navi a prenderli: e perché piú presto passassero queste sue genti in terra, fece venire da Tumbez certe barchette, in una delle quali s'imbarcarono tre cristiani con certa robba.
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