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      In tre dí giunsero le navi alla piaggia di Tumbez, dove, tosto che il governator smontò, ritrovò gl'Indiani in arme e ribellati, e s'intese da alcuni Indiani che presi furono come i tre cristiani, che con la barchetta erano venuti in terra prima, erano stati con tutte le lor robbe presi e menati via. Smontate che furono tutte le genti e cavalli, mandò tosto il governatore di nuovo quelli vasselli all'isola, per condurre l'altre genti che restate v'erano, ed esso, con quelli che seco aveva, andò ad alloggiare nella terra in due case forti, l'una delle quali era a modo di fortezza. E poi comandò a' suoi che corressero la campagna e montassero per un fiume in su, che fra quelle terre discorre, per avere nuove delli tre cristiani e salvarli prima che gl'Indiani gli ammazzassero; ma, ancorché molta diligenza vi fosse fatta, non se ne puoté aver mai nuova. Il governatore, avendo presi certi Indiani, li mandò per ambasciadori al cacique e ad alcuni altri principali, che s'erano posti in due scafe con quella piú vettovaglia che avere potuto avevano, e li fece richiedere da parte di sua Maestà che venissero alla pace e menassero li tre cristiani vivi, senza fare lor male né danno alcuno, che esso gli avrebbe ricevuti per vassalli di sua Maestà, benché ribellati si fussero; altramente gli avrebbe fatta la guerra a fuoco e a sangue, finché distrutti e rovinati gli avesse. Passorono alcuni giorni che non volsero mai venire, anzi s'insuperbivano e facevansi forti dall'altra parte del fiume, che andava grosso e non si poteva guazzare; e dicevano a' nostri che passassero dall'altra parte, dove essi erano, che avrebbon lor fatto come agli altri tre fatto avevano, che gli avevano già morti.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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