Giunta che fu in terra tutta la gente che nell'isola restata era, il governatore fece fare un gran barcone di legni, e per il miglior passo del fiume mandò dall'altra ripa a smontare un capitano con quaranta da cavallo e ottanta da piedi: e durarono a passare tutte queste genti, con quella barca, dalla mattina fino ad ora di vespro. E comandò a quel capitano che facesse a quelli Indiani la guerra, poiché erano ribelli e avevano morti tre cristiani, e che se, poiché castigati gli avesse secondo che il lor fallo meritava, venissero alla pace, gli ricevesse come sua Maestà comandava.
Questo capitano, passato che ebbe il fiume con le sue guide che menava, camminò tutta la notte verso dove li nemici erano, e la mattina diede lor sopra, e vincendoli seguí tutto quel giorno la vittoria, ammazzando e ferendo e facendo prigioni tutti quelli che puoté aver vivi in mano. Ed essendo già presso a notte, si raccolsero i nostri in una terra; la mattina poi, divisi in quadriglie, si mossero a cercare di quelli nemici vinti, che assai bene castigati restarono. Il capitano, che vedeva che doveva bastare il danno che lor fatto aveva, mandò a chiamar il cacique alla pace; ed egli, che si chiamava Chilimassa, mandò col nostro messo un suo principale a rispondere che, per la molta paura che delli Spagnuoli aveva, non aveva ardimento di venire, ma che, essendo certo che non l'ammazzarebbono, sarebbe volentieri venuto alla pace. Il capitan disse allora che non gli si farebbe male né danno alcuno, e che perciò venisse senza paura, che il governatore l'avrebbe benignamente raccolto in pace per vassallo di sua Maestà, e gli avrebbe il suo errore perdonato.
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