Si partí adunque dalla città di San Michele per dover far questo effetto a' ventiquattro di settembre del 1532.
Nel primo dí di questo suo viaggio, passarono il fiume i suoi con due barche piene, e i cavalli nuotando, e quella prima notte dormirono in una terra dall'altra parte del fiume. Nelli tre giorni seguenti giunse poi alla valle di Piura, in una fortezza d'un cacique, dove ritrovò un suo capitano con certi Spagnuoli che aveva esso mandati a pacificare quel cacique, e perché non aggravassero molto il cacique di San Michele. Quivi stette il governatore dieci giorni, provedendosi di quanto per quel viaggio bisognava, e, facendo rassegna delli suoi cristiani che conduceva, ritrovò avere sessantasette da cavallo e 110 da piedi delli quali n'erano tre schioppettieri e alcuni balestrieri. E perché il luogotenente di San Michiele gli scrisse che quivi seco pochi cristiani restavano, fece il governatore andar bando che quelli che volevano andar ad essere cittadini di San Michele che v'andassero liberamente, che farebbe loro consegnar Indiani co' quali si fossero potuti sostentare, come s'era già fatto agli altri che in quella città restati erano, perché egli, con quelli pochi o molti che gli avanzavano, voleva andare oltre a conquistar nuovi popoli. Per questo bando se ne ritornarono a S. Michele cinque da cavallo e quattro da piedi, di modo che con questi giunse il numero di quelli cittadini a 55, senza altri dieci o dodeci che vi restarono senza cittadinanza, e al governatore restarono 62 da cavallo e 102 da piedi.
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