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      Partito con questa imbasciata l'Indiano, il governatore proseguí il suo cammino per quelle valli, ritrovando ogni dí villaggi con le sue case, cinte a torno di muro, come fortezze; e in tre giornate giunse ad un villaggio che stava a piè d'un monte, lasciando a man diritta il camino che fatto aveva, perché quella strada per quelle valli andava alla Chinca, e questo altro andava a Caxamalca diritto. Quella strada che andava alla Chinca si seppe che era tutta abitata di buone terre, e che veniva dal fiume di San Michiele tutta spianata a mano, con mura di calce e terra d'amendue le sponde, e cosí larga che vi possono andare due carette in pari; e che di Chinca va poi questa medesima strada fino al Cusco, e che in gran parte vi sono dall'una banda e l'altra alberi posti a mano, perché faccino ombra alla strada. E diceano che questa strada l'avea fatta il Cusco vecchio, per venir a visitar le sue terre, e che quelle case rinchiuse intorno erano dove lui per il viaggio alloggiava. Alcuni cristiani erano di parere che il governatore con i suoi andasse per quella strada a Chinca, perché l'altro cammino si aveva a passare prima che a Caxamalca si giungesse una cattiva montagna, dove erano genti da guerra d'Atabalipa, e n'averebbe perciò potuto in qualche inconveniente incorrere. Ma egli rispose che già Atabalipa aveva notizia e sapeva che egli l'andava a cercare, da che dal fiume di San Michiele partiti s'erano, e che, se si restasse di far quel cammino, avrebbono gli Indiani detto che i nostri non avevano ardimento d'andarvi, e perciò ne sarebbono in maggior superbia montati di quella che avevano.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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