Sí che, e per questo e per molte altre cagioni, disse volere l'incominciato cammino seguire e andare dovunque Atabalipa si stesse: onde s'animassero tutti a dover far quello che essi di loro sperava, e non dubitassero della molta gente che si diceva che aveva il nemico, perché, se bene i cristiani erano pochi, bastava nondimeno il favor di nostro Signor a rompere e disbarattare maggior numero di nemici che quello non era, e a fargli anco venir al conoscimento della nostra santa fede catolica, come s'era veduto che ogni dí la clemenza divina aveva in maggior necessità soccorsi e aiutati miracolosamente i suoi; e che cosí sperava che avesse allora dovuto fare, poiché con buona intenzione andavano per tirare quelle genti infideli al conoscimento della vera fede, senza fare danno loro o male alcuno, se essi stessi non gliene avessero data cagione con contradirgli a prendere l'armi.
Passano la montagna, e d'Atabalipa gli sono mandati ambasciadori con dieci pecore, e offerta di mandargli da mangiare per il cammino di Caxamalca, e da loro hanno cognizione di molte cose dello stato e guerre quali Atabalipa tiene con suo fratello. Gli danno risposta, dimostrandogli l'imperador esser signor del tutto e vincer tutti con pace e guerra.
Fatto che ebbe il governator questo ragionamento, tutti dissero che andasse per quella strada che gli pareva che piú conveniente fosse, che tutti con molto animo seguito l'avrebbono, e nel tempo del far l'effetto gli avrebbono mostrato il cuor loro. Giunti a piè del monte, vi si riposarono un giorno per dar ordine alla salita.
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