Il governatore, avuto il consiglio da persone esperte, determinò di lasciare la retroguardia alle bagaglie: e cosí s'aviò con quaranta da cavallo e sessanta da piè, con molto ordine e in cervello, lasciando un capitano col resto delle genti adietro, perché non si movesse finché egli l'avisasse di quello che far doveva. Nel montare della montagna, i cavalieri si menavano i lor cavalli per mano, finché sul mezzogiorno giunsero in una fortezza posta nella cima del monte in un cattivo passo, che con pochi cristiani si sarebbe difeso da un grosso esercito di nemici, perché era il luogo alpestre, e in qualche parte vi si montava su come per scalini, e non v'era già da poter per altra banda salire. I nostri vi montarono su senza che alcun glielo vietasse. È questa fortezza cinta di sasso, e stava posta e fondata sul monte stesso, i cui scogli scoscesi ed erti le servivano per muro: qui si riposarono i nostri e vi mangiarono, e vi faceva tanto freddo che de' cavalli, che venivano caldi dalla valle, se ne raffreddarono e rapresero alcuni. Indi andò poi il governatore ad alloggiare ad una terra, e mandò per un messo a chiamare gli altri che erano restati adietro, facendo loro intendere che sicuramente passassero, e si forzassero di giungere a dormire a quella fortezza. Quella notte il governatore alloggiò in quella terra in una forte stanza e ben lavorata di marmi, e il muro che la circondava era tanto ampio come di qualsivoglia fortezza di Spagna, con le sue porte: che se in queste provincie fossero i maestri e li ferramenti di Spagna, non avrebbe potuto essere quel luogo meglio lavorato.
| |
Spagna Spagna
|