Allora il governatore disse: "Gran piacere ho avuto di quello che raccontato m'avete, per aver intesa la vittoria del signor vostro, poiché suo fratello, non contentandosi del molto che possedeva, voleva anco torre a lui lo stato che il padre suo se gli aveva lasciato: e cosí aviene alli superbi come al Cusco avenne, che non solamente non giungono a quello che malamente desiderano, ma restano anco essi ne' lor beni e persone perdute". E perché il governatore credeva che tutto questo che aveva l'Indiano detto fusse stata astuzia d'Atabalipa, per spaventar i nostri e dargli ad intender la sua potenza e destrezza nelle guerre, seguí a questo modo verso quel messaggiero: "Ben credo io che quello che hai detto sia cosí come detto hai, perché Atabalipa è gran signore e ha fama d'essere buon guerriero; ma io ti faccio a sapere che l'imperatore mio signore, che è re delle Spagne e di tutte l'Indie e terra ferma e signor di tutto il mondo, ha molti servitori che sono maggiori signori che non è Atabalipa, e i suoi capitani hanno vinti e fatti prigioni assai maggiori signori che non è Atabalipa, né suo fratello né suo padre. E l'imperator mi mandò in queste terre a tirare le genti che vi sono al conoscimento di Dio e alla sua obedienza, e con questi pochi cristiani che vengono con meco ho io vinti e rotti maggiori signori che non è Atabalipa. Che se egli vorrà la mia amistà e vorrà meco la pace, come hanno gli altri signori fatto, io li sarò buon amico e l'aiuterò nelle sue conquiste, e lo lascierò poi nello stato suo, perché io vo di lungo per queste terre, finché l'altro mare discuopro.
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