iani a cavallo solamente li distruggeranno". Rise di queste parole Atabalipa e disse che bevessero, ma li capitani, per fuggire di bere di quella loro bevanda, dissero che digiunavano; ma furono tanto importunati dal tiranno che l'accettarono, onde vennero tosto donne con vasi d'oro, nelli quali portavano un liquore fatto di maiz. Quando Atabalipa le vidde, alzò verso loro gli occhi senza dire parola, onde partendo ritornarono tosto con altri vasi d'oro maggiori, co' quali diedero a bere ai duo cristiani; e fatto questo si licenziarono, restando appuntato che la mattina seguente andarebbe Atabalipa a vedere il governatore.
Stava il campo degl'Indiani posto alla falda d'un colle, e le tende, che erano di cottone, occupavano una lega di lungo, e nel mezzo stava quella d'Atabalipa. Tutte le genti stavano in piedi fuori delle tende loro, con l'arme ficcate in terra, ed erano certe lancie lunghe come picche: e parve a' nostri che fussero in questo campo piú di trentamila uomini. Or, quando il governatore intese tutto questo che era passato, ordinò a' suoi che stessero la notte con buona guardia, e al suo capitan generale che visitasse le guardie, e che tutta la notte andassero le sentinelle d'intorno agli alloggiamenti: e cosí si fece.
Venuta la mattina seguente, che era sabbato, giunse al governatore un messo d'Atabalipa, che da sua parte li disse: "Mio signor ti manda a dire che esso vuole venire a vederti, e menare la sua gente armata, poiché tu ieri mandasti armata la tua, e dice che li mandi un cristiano col quale esso possa venire". Il governatore rispose: "Di' al tuo signore che venga in buon'ora come egli vuole, che comunque verrà il riceverò come amico e fratello; ma che non li mando cristiano alcuno, perché fra noi non si usa di mandarlo da un signore ad un altro". Il messo si partí con questa risposta, e giunto che fu nel campo, le sentinelle e scoverte nostre viddero muovere il campo degl'Indiani.
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