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      Era uomo allegro, ancorché crudele, ma quando parlava co' suoi non mostrava allegrezza, ma sí ben viso fiero e grave. Fra l'altre cose disse Atabalipa al governatore che, dieci giornate lontano da Caxamalcha per la strada del Cusco, era in una certa terra una moschea che era un tempio generale di tutta quella contrada, e che era molto ricca d'oro e d'argento, che tutti ad offerire v'andavano, e che suo padre in gran venerazione l'ebbe ed egli poi ancora medesimamente; e che, se bene in ogni terra era una moschea, dove hanno i loro particolari idoli che adorano, in quella cosí ricca nondimeno stava un idolo generale di tutti i loro; e che per guardia di questo ricco tempio stava un gran savio, che gl'Indiani credevano che le cose future sapesse, e che l'intendesse da quell'idolo col quale parlava. Quando il governatore intese questo, ancorché prima di questa moschea notizia avesse, diede ad intendere ad Atabalipa come tutti quegl'idoli erano una vanità, e che il demonio parlava in loro per ingannarli e mandarli a perdere, come v'aveva mandati tutti quelli che erano vivuti e morti in simile credenza. E li diede ad intendere che Iddio è un solo, e che ha creato il cielo e la terra e tutte le cose visibili e invisibili, e al quale li cristiani credono; e che questo solo si debbe tenere da tutti per Iddio e far quello ch'egli comanda, ricevendo l'acqua del santo battesimo, perché a questo modo facendo n'andrebbono nel suo celeste regno, là dove gli altri andrebbono alle pene eterne dell'inferno ad ardere per sempre, per avere in questo mondo servito al demonio con sacrificargli e offerirgli e drizzargli le moschee.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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