I caciqui di questa provincia, quando intesero la venuta del governatore e la presa d'Atabalipa, vennero molti di loro in Caxamalca come amici e in pace. Ed erano alcuni di loro signori di trentamila Indiani, e tutti erano ad Atabalipa soggetti, onde, giungendoli davanti, gran segni di rispetto e d'umiltà gli usavano, baciandoli i piedi e le mani: ed egli li riceveva senza guardarli. È cosa di maraviglia a dir la gravità che Atabalipa teneva, e la molta obedienzia che tutti gli davano: ogni dí li portavano da tutta la provincia molti presenti, onde egli, cosí prigione come era, stava da signore e si mostrava molto allegro. Ben è il vero che il governator lo trattava bene, benché gli dicesse alcuna volta che avevano i nostri da alcuni Indiani inteso come egli faceva radunar insieme genti da guerra in Guamacuco e in altri luoghi; ma egli rispondeva che in tutta quella contrada non era chi si movesse senza sua licenzia, e che perciò tenesse per certo, se gente di guerra avesse mai veduta, che per suo ordine ragunata e venuta fosse: che allora avesse fatto di sé quello che piú piacciuto gli fosse, poiché suo prigione era. Molte cose dissero gl'Indiani che furono bugie, e ne fecero spesso alterare i nostri.
Fra molti messi che ad Atabalipa venivano, ne venne uno di quelli che conducevano il suo fratello prigione, e li disse che, quando i suoi capitani avevano inteso che egli era stato preso, avean già il Cusco morto. Il governator, quando l'intese, mostrò di risentirsi forte di questo, e disse che non era vero che l'avessero morto, e che perciò il conducessero presto vivo, se non volevano ch'egli facesse tosto morire Atabalipa.
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