Ma Atabalipa affermava e diceva che li suoi capitani l'avevano morto senza saputa sua, e il governatore informandosene bene dalli messi, fu chiarito che era morto. Doppo di queste cose, alquanti dí appresso venne gente d'Atabalipa con un suo fratello, che venivano dal Cusco e gli menavano certe sue sorelle e mogli, con molti vasi d'oro in cocomi e giarroni grandi e vasi grandi da cucinare e altri pezzi, e con molto argento, e dicevano che assai piú ne veniva appresso per il cammino, percioché, per essere lungo il viaggio, si stancavano gl'Indiani che 'l portavano e non potevano cosí presto giungere: onde ogni dí sarebbe assai oro e argento venuto. E cosí era, perché ciascun dí ne venivano quando ventimila e quando trentamila e quando cinquantamila e alcun dí sessantamila castigliani d'oro di valuta, in varii vasi grandi d'oro e d'argento: e tutti gli faceva il governator porre in una casa, dove Atabalipa teneva le guardie sue, finché con quest'oro e con quello che venir doveva si fornisse quello che egli aveva promesso.
A' venti di dicembre del medesimo anno, giunsero quivi certi messi del popolo di San Michiele con una lettera al governatore, avisandolo come erano in quella costiera giunte in un porto chiamato Cancebi, che è presso a Quaque, sei navi, con 150 Spagnuoli e con 84 cavalli; e che tre di questi vasselli venivano di Panama col capitan Diego d'Almagro, che conduceva 120 uomini, e l'altre tre caravelle venivano con trenta uomini da Nicoragua, e che venivano in questo governo con volontà di servirvi.
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