Il capitano Fernando Pizarro il dí della Epifania del 1533 partí da Caxamalca, dove quindeci giorni appresso vennero certi cristiani con gran quantità d'oro e d'argento, che lo conducevano con piú di trecento carichi, in varii e gran pezzi di vasi: e il governatore lo fece tutto porre con l'altro che era venuto prima, in una stanza dove Atabalipa teneva le guardie, dicendo che ne voleva avere buona cura, poiché doveva compire quello che si ritrovava promesso, e l'aveva poi a consegnare tutto insieme. E il governatore, perché a miglior ricapito stesse, vi pose alquanti cristiani a guardarlo di dí e di notte; e quando in quella stanza si poneva, annoveravano tutti i pezzi, perché non vi fusse fatto fraude. Con questo oro e argento venne un fratello d'Atabalipa, e disse che in Xauxa restava maggior quantità d'oro, e che già tuttavia si conduceva, e con esso veniva un de' suoi capitani, chiamato Chilichuchima. Fernando Pizarro scrisse al governatore che esso s'era informato delle cose della terra, e non aveva nuova alcuna di raunanza di gente né d'altra cosa, se non che l'oro stava in Xauxa e lo conduceva un capitano d'Atabalipa; e che l'avisasse di quello che voleva che facesse, e se li comandava che passasse innanzi, perché finché avesse risposta sua non si partirebbe. Il governatore li rispose che passasse innanzi finché giungesse alla moschea, perché aveva seco prigione il sacerdote, e Atabalipa aveva mandato a condurre il tesoro che ivi era; e che perciò esso s'affrettasse di mandare presto quanto oro nella moschea fusse, e che d'ogni terra gli scrivesse tutto quello che per il cammino gli succedeva: e il capitano Fernando cosí fece.
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