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      In questa terra ebbero i nostri da mangiare con quanto fu lor di bisogno, e Indiani anco, che gli aiutassero a portare le loro robbe; ed è questo popolo soggetto a Guamanchoro. L'altro dí andò ad alloggiare la sera ad un'altra picciola terra chiamata Pinga, e non vi fu ritrovato niuno, perché se n'erano tutti fuggiti per paura: e fu questa una giornata di cattiva strada, perché v'era una scesa di scalini fatta nel sasso stesso, assai difficile e pericolosa per li cavalli. L'altro dí ad ora da mangiare giunsero ad una gran città posta in una valle, ma nel mezzo del cammino è un gran fiume che furiosamente corre, e vi sono duoi ponti vicini, fatti di rete a questo modo: dall'una ripa all'altra del fiume tengono ben legate a due muraglie (che su le ripe con buoni fondamenti fanno) e attestate certe corde grosse quanto una coscia l'una e fatte di besciuco, che sono quelli vitaggi lungi, che sono fortissimi; e dall'una corda all'altra, che è dell'ampiezza d'una carretta, il ponte v'attraversano e intessono certe altre cordelle forti, e per di sotto v'attaccano certe pietre grosse per contrapeso del ponte. Per l'uno di questi duoi ponti passano le genti communi, e vi è un guardiano che riscuote il passo, e per l'altro ponte passano i signori e capitani loro, e perciò lo tengono sempre chiuso: ma l'aprirono perché passasse il capitan nostro con le sue genti, e i cavalli acconciamente vi passarono. In questa terra si riposò il capitano duoi giorni, perché la gente e i cavalli andavano stanchi della mala strada, e v'ebbero molta cortesia, con quanto lor bisognava; e il signor di questa terra si chiamava Pumapaecha.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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