L'altro dí andò a dormire ad una terra grossa chiamata Parpunga, che sta presso al mare, e vi è un forte palagio con cinque mura attorno, e dipinto di molti lavori per dentro e per fuori, con le sue porte assai ben lavorate al modo di Spagna, con duoi tigri alla porta principale. Gl'Indiani di questo luogo andarono fuggendo per paura, veggendo una gente non mai da lor prima veduta, e i cavalli, de' quali maggiormente si maravigliavano; ma il capitano fece loro dall'interprete parlare e dire che non dubitassero e non fuggissero, e cosí, essendosi assicurati, servirono bene in quanto avevano i nostri di bisogno. In questa terra riprese il capitano un'altra strada piú larga, ma fatta a mano, che per le terre della marina va, con mura dall'una parte e dall'altra fatte di terra e calce. In Parpunga stette duoi giorni, perché la gente si riposasse, e per aspettare di potere ferrare i cavalli. Partendo poi con la sua gente, passarono un fiume con certe barchette fatte di travi commessi insieme, e i cavalli a nuoto, e dormirono ad una terra chiamata Guamamayo, che sta quasi sopra al mare posta; e quivi presso si passò anco un fiume a nuoto, con gran difficoltà, perché andava assai grosso e furioso. In questi fiumi delle marine non sono ponti, perché vanno grossi e vi calano giú gran ramate. Il signore di questa terra e le genti sue s'oprarono molto in aiutar a passare le robbe de' nostri che portavano, e diedero lor ben da mangiare e gente per condur le bagaglie. Poi si partí e andò il capitano ad alloggiare ad un'altra terra soggetta a Guamamayo, che sono tre leghe di strada, la maggior parte con lavorecci e alberi di varii frutti: ed era il camino tutto polito e inastricato.
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