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      Si strinsero allora insieme i principali della città e i paggi e ministri dell'idolo, e dissero che lo darebbono; ma andarono un pezzo dissimulando e differendo, e all'ultimo assai poco ne portavano, e dissero che non ve n'era piú. Il capitano dissimulò, e disse che voleva andare a vedere l'idolo loro, che glielo mostrassero, e cosí vi fu da loro menato. Stava quest'idolo dentro una buona stanza ben dipinta, in una sala ben oscura e di cattivo odore, e molto ben chiusa, ed era l'idolo fatto d'un legno assai sozzo: e questo dicono che sia il Dio loro, che li creò e mantiene e dà il vitto e il sostentamento della vita; e aveva a' piedi, che gliele avevano offerte, alcune gioie d'oro. E in tanta venerazione lo avevano, che i suoi paggi e ministri solamente, che da lui stesso (come essi dicono) segnalati e chiamati al ministerio vengono, e li servivano, e niun altro aveva ardimento d'entrar dentro, anzi non si tengono né anco degni di toccar con mano le mura di quella casa. E già si vidde assai chiaro che il diavolo era quello che dentro quell'idolo parlava, e diceva quelle tante cose diabolice, perché per tutta quella terra si spargessero: onde n'era adorato per Dio, e gli facevano molti sacrificii, e vi venivano in pellegrinaggio 300 leghe di lungi ad offerire oro, argento e robbe. E questi che vi venivano andavano al portinaio, e chiedevano la grazia che volevano: il portinaio entrava dentro e parlava con l'idolo, e poi ritornava fuori e dicea che se gli concedeva la grazia che dimandavano.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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