Partito che fu il capitan Fernando Pizarro con i centomila pesi d'oro e cinquemila marche d'argento, che si mandaron a sua Maestà del suo real quinto, arrivaron de lí a 10 o 12 dí i due Spagnuoli che portavano l'oro del Cusco, e incontanente si fondé una parte d'esso, perché erano pezzi minuti e molto fini: e ascese alla somma di 500 e tante verghe di oro, levate da certe muraglie della casa del Cusco, e le piú picciole verghe pesavano 4 o cinque libre l'una, e l'altre piastre dieci o dodeci libbre, con le quali erano coperti tutti i muri di quel tempio. Portarono anco una sedia di finissimo oro, fatta alla foggia d'un scabello, che pesò dieciottomila pesi; portaron similmente una fonte tutta d'oro, lavorata molto sottilmente e cosa degna da vedere, considerato l'artificio, il suo lavoro e la foggia con che era fatta, e di molti altri pezzi di vasi, pignatte e piatti che portarono. Di tutto quest'oro si fece una somma che ascese a due milioni e mezzo, che, fonduto in oro fino, venne ad essere un milione e trecento e venti e tante milia pesi, di che si trasse il quinto per sua Maestà, che furon dugentosessanta e tanti mila pesi. D'argento ivi furon cinquantamila marche, delle quali ne toccò a sua Maestà diecimila. E si consegnarono al tesoriero di sua Maestà i cento e settantamila pesi e cinquemila marche di argento, perché, come s'è detto, i cinquemila pesi e il restante cinquemila marche d'argento erano stati portati da Fernando Pizarro, per soccorso della Maestà cesarea per le spese che aveva nella guerra contra i Turchi, nemici della fede nostra santa, sí come era il rumor sparso.
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