Doppo, rivoltatosi a tutti loro, disse che l'imperator don Carlo nostro signor, di cui eran creati e vassalli quelli Spagnuoli che erano in sua compagnia, l'aveva mandato in quei paesi per fargli intendere e predicare come un solo Signor e creator dei cieli e della terra, Padre, Figliuolo e Spirito Santo, tre persone e un solo Iddio vero, gli aveva creati e gli dava la vita e l'essere, e gli faceva nascere i frutti della terra con che si sostenevano, e acciò lor notificasse quel che essi avevan da compire e da guardare per salvarsi; e come, per mano di questo nostro Iddio omnipotente e dei suoi vicarii che ha lasciati in terra, perché egli salí al cielo dove ora dimora e starà glorificato sempre, furon quelle provincie date all'imperatore perché ne pigliasse il carico, il quale aveva mandato lui a dottrinargli nella fé cristiana e porgli sotto la sua obbedienza; e che tutto portava per scritto, però che l'ascoltassero e compissero: il che fece egli leggere e dichiarar loro di parola in parola per uno interprete. Poi domandò loro se l'avevan ben inteso, e risposero che sí, però che, poiché egli aveva lor dato per signore Atabalipa, essi averian fatto tutto quel ch'egli avesse comandato loro in nome di sua Maestà, e che essi teneano per supremo signore l'imperatore, e doppo il governatore, e doppo Atabalipa, per far quel che gli avesse comandato in nome suo. Incontanente prese il governatore la bandiera reale nelle mani, la quale alzò in alto tre volte, e a loro disse che, come vassalli della Maestà cesarea, dovesser essi far il medesimo: e tosto la prese il cacique, e poi i capitani e gli altri principali, e ciascuno l'alzò in alto due volte; poi tutti andarono ad abbracciare il governatore, il quale gli ricevé con molta allegrezza, per veder la lor pronta volontà, e con quanto contento avevano ascoltate le cose di Dio e della nostra religione.
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