Gli Spagnuoli fecero tanto che buscarono a torno alla terra del maiz e pecore, con che se ne passarono quella notte; e l'altro giorno si partirono a buon'ora e giunsero ad una terra chiamata Tarcos, dove si ritrovò il cacique che n'era signore con qualche gente, il quale diede aviso del dí che erano passati di quivi i cristiani, e che andavano per andar a combattere co' nemici, che erano alloggiati in una terra lí vicina. Ricevettero tutti gran piacere di questa nuova, e d'aver ritrovato buone accoglienze in quel luogo, perché il cacique aveva fatto mettere su la piazza buona quantità di maiz e di legne e pecore, e altro di che avevan gran bisogno gli Spagnuoli.
Seguendo il lor viaggio hanno avisi, mandategli dalli quaranta cavalieri spagnuoli, dello stato dell'esercito indiano, col quale vittoriosamente avevano combattuto.
L'altro dí, che fu il sabbato, giorno di tutti i Santi, il frate che era in questa compagnia disse messa la mattina, come è solito dirsi in simil giorno, e poi si partirono tutti e camminarono finché giunsero ad una gran fiumana tre leghe lontana, sempre discendendo dalla montagna con aspra discesa e lunga. Questo fiume aveva similmente un altro ponte di rete, che per esser rotto si passò a guazzo, e doppo si montò un'altra montagna assai grande, che, guardando dall'alto al basso, pareva quasi impossibile che gli uccelli vi potessero volare, quanto piú salirlo uomini a cavallo per terra: ma se li rese men difficultosa la strada perché s'andava montando in circuito e non all'erta, benché fusse per la maggior parte a scaloni grandi di pietra, che faticavan molto i cavalli e si guastavano e indolevano i piedi, ancora che gli conducessero per la briglia.
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