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      Di che fatta inquisione, e tormentati alcuni Indiani, apparvero il cacique e principali senza niuna colpa, e si certificò che né in detto né in fatto non s'era trattato cosa veruna in danno dei Spagnuoli, ma sí bene due principali essere stati quelli che avevano detto che, poiché i loro antecessori non erano stati mai soggetti ad altri, non dovevano né essi né il cacique soggiogarsi. Nondimeno, per quel che si poté comprendere allora e doppo, si conobbe e credette che sempre amassero gli Spagnuoli e con loro non avessero finta fede.
      Non si posero queste genti in viaggio per l'impresa, imperoché, essendo nel forte dell'inverno e piovendo ogni dí forte, fu risoluto di lasciar passar la furia dell'acqua, massimamente per esser molti ponti guasti e rotti, che avevan necessità d'esser racconci. Venuto il tempo che eran già cessate l'acque, fece il governator metter in punto i 50 cavalli con il cacique e le sue genti che aveva in ordine per l'impresa, le quali, con il capitano che li diede loro, si misero tutti in viaggio verso Xauxa alla città di Bilcas, dove s'era saputo stanziare i nemici. Per esser le strade rotte per le molte acque del verno, e per esser i fiumi grossi, in molti dei quali non era ponte alcuno, gli Spagnuoli passarono con i lor cavalli con molta fatica, e uno ve ne rimase affogato. Giunti per lor giornata al fiume che è lungo quattro leghe da Bilcas, s'intese che i nemici se n'andavano alla volta di Xauxa; e per esser il fiume grosso e furioso, ed esser il ponte abbrucciato, furon forzati a fermarsi per rifarlo, perché senza esso per niuno modo si poteva passarlo, né con battelli loro, che chiamano balse, né a nuoto, né in altra maniera.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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