Venti giorni dimorò quivi il campo per rifar il ponte, perché ebbero i maestri che fare, per esser l'acqua grossa, che rovinava le graticcie di vimini che vi si mettevano. E se il cacique non avesse avuto quivi tanto numero di gente per far questo ponte, e passare e tirare le graticcie, non si sarebbe potuto rifare, ma avendo 25 mila uomini da guerra e piú, provando una volta e un'altra, con ingegni di fune e di balse passaron le graticcie; le quali passate, fecero poi in breve spazio il ponte, cosí buono e cosí ben fatto che un simile e sí grande non si vede in quel paese, che è di 360 e tanti piedi di lunghezza, e di larghezza che potevan passarlo due cavalli alla volta senza pericolo alcuno. Or, passato questo ponte e giunti a Bilcas, gli Spagnuoli alloggiaron nella terra, donde fece intender al governator come passavan le cose. Quivi se ne stette il campo alloggiato alcuni giorni a riposarsi, per aver notizia in qual luogo fossero i nemici, che non lo sapevano piú particularmente, se non che se n'andavano verso Xauxa e che disegnavano d'andar ad assaltar gli Spagnuoli che quivi eran restati alla guardia. Onde si partí subito il capitano con gli Spagnuoli in soccorso loro, menandone seco un fratello del cacique con 4 mila uomini di guerra; e il cacique se ne ritornò alla città del Cusco, e il capitano mandò al governatore le lettere che il luogotenente da Xauxa scriveva a gran pressa. E il tenor d'esse era questo che segue:
Scacciati che furon da voi, i nemici dal Cusco si rifecero e vennero alla volta di Xauxa, e prima che giungessero si seppe da' nostri come venivano con gran possanza, perché da tutte le parti circonvicine conducevano il maggior numero di gente che potevano, cosí per la guerra come per le vettovaglie e bagaglie.
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