Dopo se ne ritornò alla città, dove giunse dopo il mezzodí.
Veduto dagl'Indiani nemici che gli Spagnuoli gli avevano scoperti, e temendo molto, si levaron da quel luogo e se n'andarono alla volta della città, e si vennero a piantar su la sera lontano un quarto di lega da essa, a riva d'un picciol fiume che entrava nel grande. Questo saputo dagli Spagnuoli, se ne stettero quella notte con gran guardia, e il dí seguente da mattina, udita messa, prese il tesoriere venti cavalli leggieri, venti pedoni con duomila Indiani amici, lasciando nella città altretanti Spagnuoli da cavallo e altretanti fanti a piede, avisandogli che, quando i nemici gli avessero assaltati dall'altra parte, dovesser far un segno, che essi lo potessero vedere per poter venire a soccorrergli. Usciti gli Spagnuoli con il luogotenente dalla città, viddero che gl'Indiani di Guito avevano passato il fiume picciolo con li loro squadroni, ne' quali potevano esser seimila di loro, che, veduti gli Spagnuoli, si ritirarono e tornarono a passare dall'altra banda. Onde, veduto dal tesoriere e Spagnuoli che, se essi non assaltavano gli nemici quel giorno, la notte seguente sarebbono venuti a porre a sacco e a fuoco la città, onde ne sarebbe potuto incorrere in maggior travaglio se avessero aspettato la notte, determinò di passare il fiume e combatter co' nemici: dove si ebbe una gran scaramuccia, cosí di tiri di balestre e archi come di pietre, delle quali ne percosse una il tesoriere che andava innanzi a tutti per il fiume oltre nella cima della testa, che lo gettò da cavallo in mezzo il fiume, e tramortito lo trasportò l'acqua un gran tiro di pietra, in modo che, se non fosse stato soccorso da certi Spagnuoli balestrieri che quivi si ritrovarono, si sarebbe affogato, che lo trassero fuora con gran fatica.
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