E di piú il signor Guilielmo Rondellotto, uomo, come abbiamo detto di sopra, dottissimo ed eccellentissimo, nel suo libro de' pesci narra che in tutta la riviera della Provenza, la quale è sopra il mar Mediterraneo, non è abitante alcuno che voglia gustare della carne de' delfini; ma, per il guadagno grande, li pescatori li portano vivi fino in Avignone e in Lione, gettando ogni giorno un poco di vino giú per quella canna donde respirano, e nelle dette città lontane dal mare ognun ne compra. Narra oltra di ciò molti modi con li quali l'acconciano, cioè che alcuni l'insalano, e salato dopo alcuni giorni lo mangiano lesso, over cuocono in acqua con cipolle, porri, petrosemolo e aceto: e questi modi sono per farlo piú sano e piú facile a digerire. Altri lo mettono in spiedo, e arrostito come si fa la carne di porco, lo mangiano con succo d'aranzi over con un sapore d'aceto, di zucchero e di cinamomo; over, tagliato in fette sottili, lo mettono ad arrostir sopra la gratella coperto d'anici, di finocchi e di coriandoli mezi rotti con un poco di sale. Ma li signori e i gran maestri ne fanno far pastelli, ne' quali entrano garofani, pepe, gengevo e noci moscate. Ma il detto auttore lauda che si mangi piú presto lesso che arrosto e che sia cotto con l'aceto e col vino, e con molto petrosemolo, issopo e origano. Le parti migliori e piú delicate del detto delfino over marsuino sono la lingua e il fegato, che è simile a quello del porco, ma la lingua per la sua tenerezza è anteposta al fegato.
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