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      Il che veduto dagli Indiani, corsero a pigliarlo e, tiratolo fuora, lo portorono alquanto dal mare lontano. Risentito il giovane e vedendosi da loro portato, alla disgrazia prima vi s'aggiunse il spavento, per il quale metteva grandissimi gridi, e il simile facevano gl'Indiani che l'accompagnavano, nel volerlo assicurare, e li davano cuore di non temere. Dipoi, avendolo posto in terra al piè d'un picciolo colle in faccia del sole, con atti d'admirazione lo riguardavano, maravigliandosi della bianchezza della sua carne; e ignudo spogliatolo, lo fecero ad un grandissimo fuoco restaurare, non senza timore di noi altri che eramo nel battello restati che, a quel fuoco arrostendolo, lo volessero divorare. Riavute le forze il giovane, e con loro avendo alquanto dimorato, con segni li dimostrò voler alla nave far ritorno: da' quali con grandissimo amore, tenendolo sempre stretto con varii abbracciamenti, fu accompagnato fino al mare, e per piú assicurarlo, allargandosi, andarono sopra un colle eminente, e quivi fermatisi lo stettero a riguardare sino che nel battello fu entrato. Fu da questo giovane compreso, sí come anco da noi, che queste genti sono di color che tira al nero come gli altri, con le carni molto lustre, di mediocre statura, il viso profilato, con membri delicati e di molta poca forza, e piú presto d'ingegno: e altro non viddi.
      Di qui partiti, seguendo il lito che tornava alquanto verso settentrione, in spazio di leghe 50 pervenimmo ad un'altra terra, che si dimostrava molto piú bella e piena di grandissime selve, alla quale surgemmo.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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