Il viver loro è come degli altri, di legumi che quelle terre producono, con piú ordini di coltura degli altri; osservano nelle semenze il corso della luna e il nascimento d'alcune stelle, e molti modi detti dagli antichi. Oltre di ciò vivono di cacciagioni e pesci. Vivono lungo tempo e rare volte s'amalano, e se pur alle volte sono oppressi da qualche infermità, senza medico, col fuoco, da lor medesimi si sanano; e la lor morte dicono venire da ultima vecchiezza. Sono de' loro prossimi molto pietosi e caritativi, facendo nell'adversità loro gran lamenti, e nella miseria i parenti l'uno con l'altro ricordano tutte le lor felicità. Nel fine della lor vita usano il pianto misto con canto, e dura per lungo tempo. Questo è quanto di loro abbiamo potuto conoscere.
Questa terra è situata nel parallelo di Roma, in gradi 41 e due terzi, ma alquanto piú fredda, per accidente, non per natura, come in altra parte narrerò a Vostra Maestà. Descrivendo al presente il sito di detto paese, qual corre da levante a ponente, dico che la bocca del porto guarda verso mezzodí, stretta mezza lega. Dipoi, entrando in quello, infra levante e tramontana si stende leghe dodeci, dove va allargandosi e fa un golfo di circuito di leghe venti in circa, dove sono cinque isolette di molta fertilità e vaghezza, piene d'alti e spaziosi alberi, fra li quali ogni grossa armata, senza timor di tempesta o altro impedimento di fortuna, può star sicura. Tornando dipoi verso mezzodí, all'entrata del porto, dall'uno e l'altro lato, sono amenissimi colli con molti rivi, che dalla eminenzia di quelli conducono chiarissime acque al mare.
| |
Roma Vostra Maestà
|